30 giugno 2010

Commetti un reato? Rifùgiati in Chiesa e nessuno ti toccherà

"Manco li giacubbini!", disse il card. Bernetti, segretario di Stato di papa Gregorio XVI, tradotto nella lingua del Belli. "Peggio dei regimi comunisti!", ha detto il card. Bertone, segretario di Stato di papa Benedetto XVI. Cambiano i papi e i loro primi ministri, ma non le invettive contro chi si permette di accusare la Chiesa, fossero pure i giudici.
La legge del contrappasso vuole che la Chiesa che ha inventato l’Inquisizione e gli "interrogatori stringenti" sempre sul punto di trasformarsi in tortura psicologica e fisica, ora si trovi male sul banco degli imputati. Chi di spada ferisce, di spada perisce.
De Troy come anti-Bellarmino? Be’, non esageriamo. Quest’ultimo, accusatore del Santo Uffizio, fece condannare ingiustamente Giordano Bruno e Galileo ("reo di aver visto la Terra girare attorno al Sole", recita ironicamente la famosa targa accanto a Villa Medici). Invece, il procuratore belga che ha duramente inquisito l’arcivescovado di Bruxelles arrivando perfino a far aprire una tomba, voleva rompere l’omertà cattolica e costringere i vescovi a fare i nomi dei tanti religiosi che con la scusa del messaggio cristiano "sinite parvulos venire ad me" (lasciate che i bambini vengano da me) avevano commesso gravi violenze su minori e atti di pedofilia. Chiesa, letteralmente, "refugium peccatorum"?
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La giustizia in un Paese cattolico ma laico, in cui cioè lo Stato – a differenza dell’Italia – è totalmente separato dalla Chiesa e dalle religioni, e i sacerdoti sono considerati cittadini qualunque, ha finalmente lanciato un "segnale chiaro: la Chiesa non è al di sopra della legge" (De Morgen, quotidiano fiammingo). E il quotidiano francofono Le Soir ha intitolato: "I religiosi, una casta superiore". "A quale gioco sta giocando la Chiesa quando sostiene che nel cercare di identificare i preti che hanno abusato di minori, la giustizia si rende colpevole di una doppia violenza?" Ma forse, aggiunge, "il Vaticano preferisce le tombe alle vittime".
E a proposito di tombe scoperchiate, il Belli si rivolterà nel suo loculo al Verano, e quasi quasi ritroverà la voglia di scrivere versi satirici sulla corruzione della Chiesa, come ai bei tempi (che poi sono i sette anni dal 1830 al 1837), se gli farete leggere i giornali del giugno 2010 che parlano del cardinal Segretario di Stato che dà dei "comunisti", cioè – tradotto in linguaggio belliano – dei "giacubbini", ai giudici di Bruxelles che indagano sui reticenti monsignori pedofili, e del cardinale del Pontificio Collegio urbano "de Propaganda Fide", coinvolto in un’oscura vicenda di appalti, mazzette e appartamenti di lusso concessi gratis ai potenti, che per non essere interrogato dai magistrati romani si rifugia sotto la protezione di Santa Madre Chiesa, con la scusa del Concordato. Stiamo tornando al "diritto di asilo" delle chiese, anzi, della Chiesa?
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Al povero Belli tutta la faccenda sembrerà un déja vu. Lui queste cose le ha già denunciate nei sonetti. A suo modo, ovviamente: coprendosi dietro una presunta "voce del popolo". L'immorale morale della favola è: se vuoi fare quello che vuoi, devi indossare un abito talare, meglio se rosso. Il rosso, rubato come tante altre cose alla Roma pagana, per la Chiesa è il Potere, l'Autorità. E a proposito, vi ricordate il cardinale sorpreso in incognito nel casino, come mette in riga il poliziotto, semplicemente sostituendo lo zuccotto nero con quello violetto?
Insomma, direbbe il Grande Scorbutico e Misantropo, "si ci hai quarche viziaccio d’annisconne", insomma qualche reato grave, la Chiesa (con la maiuscola, com'è infatti nel nostro titolo) ti difenderà. Solo che a quei tempi serviva, almeno una chiesa (con la minuscola) o un convento, meglio se fuori mano. Oggi neanche più la fatica di salire a perdifiato i gradini del sagrato con la forza pubblica alle calcagna. Si fa tutto col telefonino: "pronto, Eminenza?". Tutti ricorderanno la figura di fra’ Cristoforo nei Promessi Sposi. Il Manzoni racconta che quando il cappuccino era solo il ricco mercante Lodovico, un giorno ebbe la sventura di non cedere la strada in uno stretto vicolo ad un nobile arrogante e attaccabrighe. Insomma, direbbe il cronista oggi, "una tragedia originata da futili motivi di viabilità". Apostrofato come "vil meccanico!" (cioè, uomo di bassa condizione) dovette difendersi dalla sua spada. Oggi i criminali del volante ricorrerebbero al cacciavite. Ucciso il suo famiglio e amico Cristoforo che si era generosamente interposto, Lodovico uccise a sua volta il signorotto (v. sopra, il particolare di un’antica incisione dei Promessi Sposi: Lodovico è lo spadaccino piumato a destra). Per sfuggire all'inevitabile giustizia ingiusta che avrebbe dato ragione al nobile, si rifugò in un vicino convento di cappuccini, dove fu indotto a pentirsi e a divenire monaco.
Ma, come mostrano le cronache giudiziarie di oggi, questo celebre esempio di "asilo", cioè di impunità per i criminali non ecclesiastici concessa da chiese e conventi, non deve far pensare che come fra’ Cristoforo gli odierni peccatori ecclesiasticii in abito talare nero, violetto, rosso o bianco, quelli cioè che nella Chiesa già ci sono e quindi non devono ricorrere all'asilo, si pentano allo stesso modo, e anzi diventino migliori. Tutt’altro, sembrano conservare la loro abituale arroganza, e chi con documenti alla mano li accusa si becca l'epiteto di "giacobino", "laicista", "illuminista", "liberale", "relativista", se non ateo o "senza Dio".
E allora su questi tanti furbi potenti per i quali la Chiesa cattolica è connivente e omertosa, con la comoda scusa del "refugium peccatorum", ci va benissimo il sonetto Er rifuggio:
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ER RIFUGGIO
A le curte: te vòi sbrigà d'Aggnesa
Senza er risico tuo? Be', tu pprocura
D'ammazzalla vicino a quarche chiesa:
Poi scappa drento, e nun avé ppavura.
In zarvo che tu ssei dopo l'impresa,
Freghete del mandato de cattura;
Ché a chi tte facci l'ombra de l'offesa
Una bona scomunnica è ssicura.
Lassa fà: staccheranno la licenza:
Ma ppe la grolia der timor de Dio,
C'è sempre quarche pprete che ce penza..
Tu nun ze' un borzarolo né un giudìo,
Ma un cristiano c'ha perzo la pacenza:
Dunque, tu mena, curri in chiesa, e addio.
Roma, 5 dicembre 1832
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Versione. Il rifugio. Alle corte: ti vuoi liberare di Agnese senza rischiare di persona? Be’, tu fai in modo di ucciderla vicino a qualche chiesa: poi scappa dentro e non aver paura. Una volta in salvo dopo l'impresa, non preoccuparti del mandato di cattura, perché a chi ti facesse anche l'ombra di un'offesa una buona scomunica è assicurata. Lascia fare: spiccheranno il mandato: ma per la gloria del timor di Dio, c'è sempre qualche prete che ci pensa. Tu non sei nè un borseggiatore nè un ebreo, ma un uomo che ha perso la pazienza: dunque, tu colpisci, corri in chiesa, e addio.
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Ai tempi del Belli, però, questa scappatoia che la Chiesa cattolica offriva ai delinquenti rispondeva ad una logica cinicamente classista, di cui pochi parlano. I nobili che si erano macchiati di omicidio con l’asilo nelle chiese la facevano franca, ma il popolo quasi mai riusciva ad evitare la giustizia. A meno che, appunto, il reo non avesse scelto addirittura di farsi monaco per tutta la vita. E allora, prigione per prigione, meglio il chiostro.
L’assurdo e immorale privilegio della extraterritorialità rispetto alle leggi civili di cui godevano per disposizione della Chiesa conventi e chiese fu cancellato per la prima volta in Italia dal cattolicissimo "regno di Sardegna" (chiamato così perché i Savoia erano solo principi del Piemonte) con le leggi con cui il cattolico conte Siccardi abolì nel 1850 il diritto d’asilo, insieme con altri privilegi ecclesiastici. Manzoni, d’Azeglio e i tanti cattolici – veri cattolici – liberali che c’erano allora in Italia, furono contentissimi: la Chiesa doveva ritornare ad essere "morale", a distinguere gli onesti dai disonesti, ad occuparsi solo delle cose spirituali. La città di Torino eresse per gratitudine un obelisco alle leggi Siccardi. Inutile dire che, per aver eliminato le ingiustizie più odiose legate al potere e al Mondo dell’aldiquà, di chi andava dicendo invece - e dice tuttora - di occuparsi solo dell’anima e dell’Aldilà, tutti i politici coinvolti nella legge furono scomunicati dal "papa buono" Pio IX, a lungo ritenuto "liberale" dai liberali disinformati o ingenui.
In tempi più recenti, solo in casi eccezionali (antisemitismo, dittature, guerre civili) il diritto d'asilo è stato usato dalla Chiesa per salvare intere categorie di ricercati, spesso di opposte tendenze: come gli ebrei a Roma, nel convento di via Sicilia. Lo stesso convento - ha rivelato F.Nirenstein - dove dopo la guerra furono ospitati molti gerarchi nazisti prima di munirli di passaporti del Vaticano e farli espatriare in Argentina.
Ad ogni modo, a parte rari provvedimenti "umanitari", talvolta discutibili (SS e nazisti), certo, la Chiesa è stata ed è un "refugium peccatorum" anche per molti suoi papi, cardinali e vescovi – e il Belli ce lo dice in quasi ogni sonetto – ma questo lato nero, quasi un B side, della Chiesa cattolica, nonostante tutto è utile. Meno male che la Chiesa c’è: così può esistere questo blog. Un disegno machiavellico della Provvidenza. Se, infatti, si fosse sempre comportata bene, come sta scritto sul Vangelo, il Belli avrebbe scritto al massimo un quinto dei suoi sonetti, o forse non li avrebbe scritti affatto. Grazie proprio alle carognate di papi, cardinali, vescovi, monsignori, preti, frati, monache, sacrestani e chierichetti, l’Arte e la Letteratura hanno opere che si ricordano, dalla pittura, alla satira del Belli..
Grazie, perciò, Chiesa Cattolica, Apostolica e Romana! Grazie di esistere! Malgrado il "diritto di asilo" che offri ai criminali (anzi, scusaci, ai "peccatori") esterni e soprattutto interni. Questo blog ti deve la sua esistenza. Senza i tuoi errori grandiosi, i tuoi peccati grandiosi, i tuoi ladrocini grandiosi (tutto in Te è grandioso), papi, cardinali, vescovi, monsignori, preti, monache e frati, grandiosamente prepotenti ed ottusi, Giuseppe Gioachino Belli non avrebbe scritto i migliori suoi sonetti, e sarebbe tutt’al più un autore minore, locale, e il presente sito non esisterebbe. Mentre molti tuoi antichi nemici ti debbono la morte, noi ti dobbiamo la vita.
E’ per questo che, neanche paradossalmente in fondo, ti vogliamo bene. Sei stata, sei e sarai sempre – i fatti di oggi lo dimostrano – una miniera inesauribile di spunti felici per la satira e la critica.
Un po’ quello che il Belli diceva del bruttissimo papa Gregorio XVI, monaco dei Camaldolesi, di Belluno e dunque all'epoca cittadino austriaco, che fu per decenni il "suo" papa di riferimento, criticato aspramente in ben 273 sonetti, considerato la causa dell’estendersi del malcostume morale, del dissesto economico, sociale e politico del Regno Pontificio, accusato di aver reso Roma una vera "stalla e chiavica der monno".
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E Rroma, indove viengheno a ddà ffonno,
e rrinnegheno Iddio, rubben’e ffotteno,
è la stalla e la chiavica der Monno.
(Li prelati e li cardinali, 27 maggio 1834) .
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[E Roma, dove vengono a depredare, e rinnegano Dio, rubano e scopano, è la stalla e la fogna del mondo].
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A questo Papa, quando morì, Belli dedicò un epigramma fulminante, tipicamente condotto sul gioco di parole, da geniale linguista qual era, ancor più che poeta:
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A Papa Gregorio je volevo bene
perché me dava er gusto de potenne dì male.

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Ecco, appunto, lo stesso sentimento che molti, noi compresi, provano per la SS (Santa Sede) e la SCCAR (Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana.
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IMMAGINI: 1. Particolare da un'illustrazione delle prime edizioni dei Promessi Sposi. Ludovico (è lo spadaccino piumato a destra, il futuro fra' Cristoforo) uccide il signorotto prepotente che gli ha ucciso un amico. 2. Fra' Cristoforo nel drammatico incontro con Don Rodrigo. 3. Il segretario di Stato card. Bertone. 4. Il gerente di Propaganda Fide card. Sepe. 5. Papa Gregorio XVI, che non era proprio un Adone, in un dipinto recentemente messo all'asta.

2 commenti:

Giorgio C. ha detto...

Molto vero, complimenti, e anche ben scritto. C'è da aggiungere che perfino i governi austriaci del Lombardo-veneto limitarono molto numero di conventi e diritto di asilo.

prof. Anders ha detto...

Articolo bello e forte, da incorniciare. Lo vedo solo ora.

 
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