13 marzo 2010

Una donna-dottore? Ma faccia figli, allatti e lavori la calzetta!

Che ci tocca vedere al giorno d’oggi: una donna che discetta di libri e pittura, una "dottoressa", una laureata, insomma una intellettuale, alla pari con gli uomini.
Alla pari? Veramente, non ci risulta che gli uomini dei sonetti del Belli siano tutti fior di intellettuali, anzi il contrario. Ma come non capire il Belli, perfetto "uomo del suo tempo", che rappresenta tutti i luoghi comuni del popolino reazionario nello Stato più reazionario d'Europa, quello del Papa? E non erano da meno la nascente borghesia minuta e l'aristocrazia nera [nera, perché legata alle tonache nere della Chiesa, NdR]. Anche il Belli, perciò, non si distacca dalla concezione della donna serva dell'uomo, e irride, con la sua forte vena satirica, alla figura di una moglie dottoressa. Ma erano tempi in cui perfino i rivoluzionari volevano vietare l'istruzione e la lettura dei libri alle donne. Oggi passerebbero dei guai.
E' di pochi giorni fa la notizia che la Cassazione ha deciso che e' diffamatorio criticare una donna nell' esercizio della sua attivita' di lavoro, solo perche' donna. Ha condannato un giornalista e un sindacalista per un articolo dal titolo "Carcere : per dirigerlo serve un uomo" (sentenza n 10164).
E' forse l' ultima tappa di un lungo percorso di emancipazione iniziato alla fine dell' 800 con i primi tentativi per ottenere il diritto di voto da parte delle suffragette (da suffragio, cioe' voto). Il primo Paese a concedere il suffragio universale fu la Nuova Zelanda nel 1893, l' Italia ha dovuto aspettare fino al 1946.
Ma vediamo un po' come veniva considerata la condizione femminile fino al recente passato. Il diritto canonico precedente la riforma del 1983 recitava che scopo del matrimonio era "ad procreandam prolem", un residuo dell'antichissima concezione del sesso e della donna gia' presente nell' Antico Testamento e ripresa nel Nuovo, indicando in sostanza la donna non sposata come una definita fonte di pericolo morale per l'uomo.
Paul Julius Moebius insigne neurologo e seguace della scuola di frenologia* ha osato pubblicare nel 1900 un libello "L'inferiorita' mentale della donna". Scandaloso e divertente al tempo stesso per le assurdita' in esso propinate. Ma torniamo ai sonetti belliani.
Il Belli fa raccontare dalla suocera l'arrivo in famiglia della nuora ("azzecca un po'! una moje dottoressa") e le sue "provocazioni" nel corso delle conversazioni domestiche. La nuova moglie forestiera fa capire, fra l'altro, di saper leggere e scrivere, cosa inconcepibile per una popolana della Roma dei Papi, anche se il nostro autore un po' malignamente le fa affermare poi che "la luna e abbitata" (ma forse all'epoca era una teoria colta e ardita).
Il sonetto fa affiorare un aspetto della rivoluzione francese, la scossa, una sorta di elettroshock impartita al piccolo mondo provinciale, addormentato e misogino della Roma dei primi anni dell"800.
La rivoluzione, con le nuove idee di eguaglianza e con l' azzeramento del clero nel ruolo di governo teocratico, ha portato alla ribalta la donna colta, sicura di se' e dominante, pensiamo a Paolina Bonaparte Borghese, una figura assolutamente sconosciuta e percio' inaccettabile, per il popolino ancora legato ai tabu' dell' "ancien regime".
Un romano de' Roma, che la madre descrive non a caso come poco di buono, arruolato nell'armata napoleonica, torna col grado di ufficiale, cioe' ha fatto carriera e ha sposato una dottoressa.
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LA MI' NORA
Mi’ fijjo, sí, cquel’animaccia fessa
che ffu pposcritto e annò a la grann’armata
è ttornato uffizziale e ha rriportata,
azzecca un po’! una mojje dottoressa.
Si ttu la senti! «È un libbro ch’interressa...
Ggira la terra... La luna è abbitata...
Ir tale ha scritto un’opera stampata...
La tal’antra è una bbrava povetessa...».
Fuss’omo, bbuggiarà! mma una ssciacquetta
ha da vienicce a smove li sbavijji
a ffuria de libbracci e pparoloni!
Fili, fili: lavori la carzetta:
abbadi a ccasa sua: facci li fijji,
l’allatti, e nun ce scocci li cojjoni.
12 giugno 1834
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Versione. Sì, proprio mio figlio, quel poco di buono che fu coscritto e ando' militare con la grande armata [napoleonica] e' tornato ufficiale, e indovina un po' chi ha riportata, una moglie dottoressa! Se tu la sentissi! "E' un libro che interessa... la Terra gira... la luna e' abitata... il tale ha scritto un libro... la tal'altra e' una brava poetessa..." Se lo dicesse un uomo, passi pure, ma che una donnicciola venga a farci sbadigliare a forza di libracci e paroloni! Fili, fili [la lana], piuttosto, lavori la calzetta, faccia la donna di casa, faccia figli, li allatti, e non ci rompa i cosiddetti.
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* la frenologia studiava le forme e le bozze del cranio al fine di scoprire le attitudini alle varie professioni ma anche le possibili inclinazioni criminali. Da questi effimeri studi e' anche derivato il detto "ha il bernoccolo della matematica".
IMMAGINE. Un autoritratto della pittrice M.Elisabetta Vigée-Lebrun, una delle tante donne intellettuali che vissero a Roma.

1 commento:

Nico Valerio ha detto...

Le donne davvero dottoresse, cioè laureate, dovevano essere rarissime in Italia, anche al Nord, ai tempi del Belli. Le donne inoltre non erano ammesse alla laurea in medicina. Se davvero la nuora in questione fosse stata laureata, sia pure in lettere, sarebbe stata famosa, una specie di scienziata, e ben diverso sarebbe stato il commento del Belli, che l'avrebbe almeno nominata. Del resto una laureata d'allora avrebbe scelto un partito migliore dell'ufficialetto di umile famiglia. Perciò, tutto lascia ritenere che per
"dottoressa" il popolino, e il Belli che lo rappresenta, intendesse una qualunque donna intellettuale, colta ed erudita.

 
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