23 giugno 2010

La notte delle streghe a San Giovanni. E il popolo si scatena.

Chiasso, tumulto e baldoria senza freni. «Tra donne e uomini poteva accadere di tutto...» 
      Tra il 23 (la "vigilia") e il 24 giugno, la festa di San Giovanni Battista, grandissima era la partecipazione popolare, da piazza San Giovanni a Santa Croce in Gerusalemme era tutto un "gioioso baccanale" (Gregorovius, "Passeggiate Romane"). Si mangiava, si beveva e si gozzovigliava a più non posso, tra grandi addobbi di fiori, musica, fuochi d’artificio, dolci, piatti di lumache, luci. Non solo i falò, ma anche i lumini, con cui era addobbata la via Appia appena fuori la Porta SanGiovanni.
      E si doveva far rumore con trombe, trombette, tamburelli, petardi e campanacci (si vendevano apposite campanelle di coccio), per allontanare le streghe e impedir loro di cogliere erbe che se sbocciate e còlte in quella notte erano la materia prima per pozioni magiche. Si accendevano falò intorno ai quali si ballava e si beveva. In questa allegria sfrenata, erano inevitabili risse e coltellate.
      Poi venne l’usanza di bagnarsi, nella notte di San Giovanni, dentro la fontana proprio sotto l’obelisco. Ma la gente esagerava, e i giovani non si limitavano a gettarsi nudi nelle fontane. Fin dal 1753 l’autorità ecclesiastica aveva proibito, ma senza risultati, "a qualsiasi persona dell’uno o dell’altro sesso, che in detta notte veruno ardisca accostarsi alle vasche, ai rigagnoli, alle fontane, togliendosi le brache ed accucciandosi sull’erba, pena gli uomini tre tratti di corda da darsi in pubblico e scudi 50 di multa, e per le donne tre colpi di frusta a posteriori in pubblico, e sia per gli uni come per gli altri senza alcuna remissione". Divertente il doppio senso - non del popolino, si badi, ma proprio dello scrivano ecclesiastico - del latinorum filosofico "a posteriori" usato per dire "sul posteriore"...
      Ma con la scusa di andare alla salita degli Spiriti, appena fuori porta, i giovani e le coppie di fidanzati andavano "per fratte" a sbaciucchiarsi o ad accoppiarsi. "Sotto lo specioso pretesto di prendere il bagno, uomini e donne unitamente, si recano fuori le porte, in luoghi reconditi, celandosi tra i cespugli o dietro le siepi, e liberamente compiono atti osceni…" (da un editto del Cardinal Vicario, 1744). Ma papa Benedetto XIV era di manica larga, e così rispose alle lamentele dei prelati: "Nasca quel che ha da nascere: nascerà qualche altro suddito allo Stato".
      Quando poi nel 1845 circolarono a Roma i primi omnibus a cavalli, carrozze pubbliche antenate dei nostri autobus e tram, nell'affollato pigia pigia dei passeggeri, potete immaginare se eccitati dalla festa di San Giovanni, giovani uomini e giovani donne (che allora erano la maggioranza della popolazione romana) non si concedessero tutte le libertà dalla "mano morta" in giù. "Tra donne e uomini - recita una didascalia che abbiamo trovato sotto una vecchia foto color seppia - accadeva di tutto". Tanto più, notano i cronisti maliziosi, che le donne popolane "per bene" ai tempi del Belli sotto l'ampia gonna non portavano mutande. A differenza delle prostitute di lusso.

Questo vizio tipico dei luoghi bui o affollati, di palpeggiare le donne, che del resto accettavano volentieri, viene documentato dal Belli in più d’un sonetto come cosa frequente perfino in chiesa e addirittura dentro i confessionali (v. il sonetto "L'Ingegno dell'omo", 18 dicembre 1832). Era talmente radicata l'idea che durante la notte di San Giovanni si potesse fare qualsiasi cosa che perfino nel '900, a festa ormai imborghesita, le cronache dell'epoca parlano di assembramenti corpo a corpo sul famoso omnibus a cavalli che portava il popolo festaiolo alla piazza della basilica.
      Nell'immaginario collettivo un po' morboso che aleggiò a lungo tra i romani, perfino il tram elettrico che dagli anni '20 sostituì l'omnibus fu abbinato ad epiche imprese erotiche, non si sa se reali o ingigantite dal ricordo degli anziani. Certo, doveva esserci qualcosa di vero se la serissima Illustrazione Italiana, per sintetizzare la festa mise in copertina i suoi cinque elementi salienti: le tenerezze degli amanti, la facciata della basilica, i chioschi delle lumache, la banda popolare e, appunto, l'omnibus preso d'assalto dalla folla.
      Questo, insomma, era il grande baccanale della notte di San Giovanni nella Roma dei Papi. Ma poiché, si sa, tutti i salmi finiscono in gloria, la festa finiva all'alba quando il Papa dopo lo sparo del cannone di Castel S.Angelo celebrava la messa, e poi dalla loggia della basilica gettava monete d'oro e argento al popolo. Con altre inevitabili risse del popolino per accaparrarsele (Nico Valerio).

Origini pagane, ma la Chiesa gli appioppa il nome d'un santo
      Gli astronomi dell'antichità avevano individuato i giorni più lunghi e più corti dell'anno e insieme a sciamani e sacerdoti vi avevano piazzato delle grandi feste. Quella del solstizio d'estate, quando la durata della luce del giorno è massima, è stata trasformata dalla chiesa in festa di San Giovanni Battista; quella in prossimità del solstizio d'inverno, il 27 dicembre è dedicata all'altro San Giovanni, l' Evangelista. Ma le antiche tradizioni pagane legate al movimento degli astri, sono durate a lungo e durano ancora. Il Belli, ai tempi del Papa Re, tratteggia i connotati stregoneschi e diabolici della festa di San Giovanni Battista, quella del 24 giugno, che sono solo alcuni della tradizione ultramillenaria del giorno più lungo dell'anno.
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SAN GIUVAN-DE-GGIUGGNO
Domani è Ssan Giuvanni? Ebbè ffío mio,
cqua stanotte chi essercita er mestiere
de streghe, de stregoni e ffattucchiere
pe la quale er demonio è er loro ddio,
se straformeno in bestie; e tte dich’io
c’a la finosomia de quelle fiere,
quantunque tutte-quante nere nere
ce pòi riffigurà ppiú dd’un giudio.
E accusì vvanno tutti a Ssan Giuvanni,
che llui è er loro Santo protettore,
pe la meno che ssia, da un zeimilanni.
Ma a mmé, cco ’no scopijjo ar giustacore
e un capo-d’ajjo o ddua sott’a li panni,
m’hanno da rispettà ccome un Ziggnore.
15 marzo 1834
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      Versione. San Giovanni di giugno (San Giovanni Battista). Domani è San Giovanni? Ebbene, figlio mio, questa notte coloro che esercitano il mestiere di streghe, stregoni e fattucchiere e per i quali il demonio è il loro dio, si trasformano in bestie, e ti dico anche che la fisionomia di queste fiere, quantunque tutte quante nere nere, rassomiglia a più di un giudeo [gli ebrei, nell’immaginario dell’ignorante popolino romano, passavano per abilissimi incantatori]. E poi vanno tutti a San Giovanni che è il loro santo protettore da almeno seimila anni. Ma a me con uno scopiglio al giustacuore e una o due teste d'aglio sotto i panni, mi devono rispettare come un signore [alla scopa e all'aglio si attribuivano facoltà protettive contro streghe e stregonerie].
   
      In un altro sonetto, " La strega", il Belli approfondisce il tema delle streghe, che si manifestano durante la notte di San Giovanni, e abitualmente si riuniscono con i diavoli per il sabba sotto il noce di Benevento..

LA STREGA
Sta vecchiaccia cqua in faccia è er mi’ spavento:
nun fa antro che incanti e inciarmature,
fattucchierie, stregonerie, fatture,
sortileggi e mmaggie, oggni momento.
Smove li fattijjoli a le crature,
e oggni notte, sopr’acqua e ssopr’a vvento
er demonio la porta a Bbenevento
sotto la nosce de le gran pavure.
Llí cco le streghe straformate in mostri
bballa er fannango, e jje fanno l’orchestra
li diavoli vestiti da Cajjostri.
Tutte le sere, io e lla Maestra,
ar meno pe ssarvà lli fijji nostri,
je mettémo la scopa a la finestra.
3 febbraio 1833
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      Versione. La strega. Questa vecchiaccia qua di fronte mi mette paura: non fa altro che incantesimi, inciarmature e fattucchierie (tre parole con lo stesso significato) stregonerie, fatture, sortilegi e magie in ogni momento. Fa ammalare i bambini di convulsioni (infantijoli. voce popolare dell' Umbria), e ogni notte, sopracqua e sopr' a vento (formula di scongiuro delle streghe al diavolo) il demonio la trasporta a Benevento sotto l'albero di noce delle grandi paure( dove si crede abbia luogo il sabba infernale). Li con le streghe trasformate in esseri mostruosi balla il fandango e gli fanno da orchestra i diavoli vestiti come Cagliostri ( Giuseppe Balsamo, detto il Cagliostro, era ritenuto dal popolino l'incarnazione del diavolo). Tutte le sere io e la maestra, almeno per salvare i nostri figli, mettiamo una scopa alla finestra( la scopa era creduta una protezione contro le streghe).

La caccia alle donne sapienti, ovvero le "streghe". 
      Il Belli si abbandona in questi sonetti alla credenze popolari più lugubri in tema di streghe e stregonerie. Aiutato in questo dalla Chiesa cattolica, che ancora oggi attribuisce ad alcune figure del clero, gli esorcisti, poteri di contrasto alle forze del male, per allontanare il diavolo che si sia impossessato delle persone. All'epoca del potere temporale dei Papi, le donne riconosciute come streghe venivano interrogate dalla Santa Inquisizione, per conoscere il loro rapporto con il demonio, torturate come era l'uso, per far confessare i presunti peccati e poi condannate a morte e arse sul rogo. Ai tempi del Belli, in effetti, era molto diffusa la pratica, antichissima, riconducibile agli sciamani di epoca protostorica, di rivolgersi a persone sensitive per incantesimi ed altre attività esoteriche. I maghi o presunti tali, sappiamo tutti, esistono anche oggi, ma non vengono più bruciati vivi, al massimo passano qualche periodo nelle patrie galere per abuso di credulità popolare, circonvenzione di incapace, truffa ecc.
      Ma sulla festa di San Giovanni Battista diamo la parola a Gigi Zanazzo, un altro grande testimone, sia pure del periodo tardo, delle tradizioni popolari romane (che riporta in lingua, la più corretta dopo quella del Belli). Le sue cronache ci raccontano le scampagnate, le mangiate di lumache, il libero sfogo dell' erotismo e della sessualità che tradizionalmente accompagnavano una festa, ufficialmente religiosa, ma in realtà festa della luce – è il giorno più lungo dell'anno – della gioia e della riconciliazione con il prossimo (Paolo Bordini).

La cronaca dal vivo riferita da Gigi Zanazzo. 
       "La viggija de San Giuvanni, si usa la notte d’annà, come sapete, a San Giuvanni Latterano a pregà er Santo e a magnà le lumache in de l’osterie e in de le baracche che se fanno appostatamente pe’ quela notte. For de la Porta, verso la salita de li Spiriti, c’era parecchi anni fa, l’osteria de le Streghe, indove quela notte ce s’annava a céna. A tempo mio, veramente, non se faceva tutta ’sta gran babbilonia che se fa adesso. Ce s’annava co’ le torcie accese o cco’ le lenterne, perchè era scuro scuro allora, pe’ divozzione davero, e pe’ vedè le streghe.
      Come se faceva pe’ vedelle? Uno se portava un bastone fatto in cima a forcina, e quanno stava sur posto, metteva er barbozzo drento a la furcina, e in quer modo poteva vede’ benissimo tutte le streghe che passàveno laggiù verso Santa Croce in Gerusalemme, e verso la salita de li Spiriti. Pe’ scongiuralle bastava de tienè in mano uno scopijo, un capodajo e la spighetta cor garofoletto. S’intenne che prima d’uscì’ da casa, de fôra de la porta, ce se metteva la scopa e er barattolo der sale. Accusì si una strega ce voleva entrà’ nu’ lo poteva, si prima che sonasse mezzanotte nun contava tutti li zeppi de la scopa e tutte le vaghe der sale. Cosa che benanche strega, nu’ je poteva ariuscì’; perchè, si se sbajava a contà’ aveva d’arincomincià’ da capo. Pe’ non faccele poi avvicinà pe’ gnente, bastava mettere su la porta de casa du’ scope messe in croce. Come la strega vedeva la croce, er fugge je serviva pe’ companatico! Presempio, chi aveva pavura che la strega j’entrassi a casa da la cappa der cammino, metteva le molle e la paletta in croce puro là, oppuramente l’atturava cor setaccio della farina.
      Un passo addietro. Er giorno se mannava in parocchia a pijà’ una boccia d’acqua santa fatta da poco, perchè l’acqua santa stantia nun è più bôna; e prima d’uscì da casa o d’annassene a letto, ce se benediveno li letti, la porta de casa e la casa. Prima d’addormisse se diceva er doppio credo, ossia ogni parola der credo si repricava du’ vorte: Io credo, io credo, in Dio padre, in Dio padre, ecc., e accusì puro se faceva de l’antre orazzioni. Nun c’è antra cosa come er doppio credo pe’ tienè’ lontane le streghe! Ammalappena, poi se faceva ggiorno, er cannone de Castel Sant'Angelo, che aveva incominciato a sparà’ da la viggija, sparava diversi antri cólpi, e allora er Papa, in carozza de gala, accompagnato da li cardinali e dar Senatore de Roma, annava a pontificà’, ossia a dì’ mmessa in de la chiesa. Detta messa, montava su la loggia che dà su la piazza de San Giuvanni Latterano, dava la benedizzione, e poi buttava una manciata de monete d’oro e d’argento.
      Quanno er giorno de San Giuvanni sorge er sole, s’arza ballando. A tempo mio, er giorno de San Giuvanni, usava de fa’ un pranzo fra li parenti, ossia fra compari e commari pe’ fa’ in modo che si c’era un po’ de ruggine fra de loro s’arifacesse pace co’ ’na bôna magnata de lumache" (G. Zanazzo, Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma)..
Ma le "corna" a quei tempi erano una cosa più seria. .
      Quello che già il giorno prima della festa spiccava subito all'occhio erano i tanti banchetti di venditrici di lumache. La tradizione di mangiare le lumache, che hanno gli occhietti su lunghe protuberanze prese dal popolino per "corna", aveva in origine il significato di cancellare i tradimenti e i dissapori, non solo fra moglie e marito, ma con qualunque parente e socio. Insomma, tanti anni fa il significato delle corna era più ampio, e poteva includere dissapori con amici, parenti e vicini di casa. Mangiare le lumache significava eliminare queste "corna" e riconciliarsi col mondo.
     Un'altra tradizione della festa di San Giovanni era quella di scoprire chi avrebbero sposato le ragazze da marito. Questa la procedura secondo Zanazzo (Paolo Bordini):
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Alle ragazze: ecco come trovare il fidanzato nella notte di S.Giovanni.
      "Aspettate che arivi er giorno de la festa de San Giuvanni. Arivato quer giorno, voi a mezzoggiorno in punto, pijate un pezzo de piombo, squajatelo sur fôco, e poi quann’è squajato, buttatelo in d’una scudella piena d’acqua. Allora vederete che quer piombo, in der gelasse che farà, formerà un sacco de giôcarèlli de tutte le specie. Si fra queli giôcarèlli ce ne vederete quarchiduno che rissomija a uno de li tanti utensili, che uno de li vostri protennenti addopra in der su’ mestiere, allora, state certa che quer tale, propio lui, sarà quello destinato a sposavve. Si pe’ ccombinazzione però, er piombo sciorto, in der gelasse in dell’acqua, nun facessi gnisun scherzo de quer genere, allora pijate quella stessa acqua, spalancate la finestra, e bbuttatela pe’ strada. Er primo de li vostri pretendenti che passerà sopra a quell’acqua, sarà er fortunato o lo sfortunato che ve sposerà" (G. Zanazzo).
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IMMAGINI. 1. Copertina della Tribuna Illustrata dedicata alla notte di San Giovanni a Roma nel primo 900, quando ormai la festa era decaduta da decenni e imborghesita. Figuriamoci che baldoria dovesse esserci a metà '800. 2. Porta San Giovanni. Da qui uscivano i giovani popolani in coppie per andare, con una scusa o un'altra, al monte degli Spiriti, opportunamente fuori mano e lontano da occhi indiscreti. 3. L'assalto dei festaioli all'omnibus a cavalli già pieno era uno dei cinque classici elementi della tumultuosa festa di San Giovanni messi in copertina dalla Illustrazione Italiana4. La festa del 24 giugno vista dal grande Roesler Franz, che riunisce tutti i simboli: fiori di aglio e cipolla, trombette, fiaccole e petardi, l'acqua e sullo sfondo forse una processione religiosa e perfino la bandiera tricolore dell'Italia risorgimentale. 5.. Il sabba delle streghe (Goya). 6. L'attuale piazza San Giovanni, come si presentava ancora nel 1860: pur essendo dentro le mura, era coperta da vigne, cespugli e alberi da frutto. Questo era l'ambiente al centro della Festa. 7. Campanacci e campanelli di terracotta, tipici della notte delle streghe. 8. I banchetti delle contadine venditrici di lumache erano così importanti da stare fin quasi sul sagrato della basilica.  

AGGIORNATO IL 21 GIUGNO 2017

2 commenti:

Nico Valerio ha detto...

"A posteriori"? Divertente il lapsus nel "latinorum" del prelato erudito (ma ignorante) che deve aver stilato l'ordinanza moralista del Vicario di Roma contro gli eccessi sessuali o igienici del popolino durante la notte di S. Giovanni.
Proprio come nella neo-lingua satirica del Belli dei sonetti, il prete latinista confonde le nerbate date "sul sedere" con quelle date "a posteriori". Anzi, filosoficamente parlando, sarebbero semmai "a priori", perché il moralismo ipocrita della Chiesa deriva da un'idea primigenia, da una teoria, che poi viene fatta calare sulla realtà. Invece "a posteriori" significa l'opposto: un ragionamento che parte dalla realtà e arriva alla teoria.
Insomma, letteralmente in questo caso (visto l'errore), e absit iniuria verbis, il mondo "preso per il culo".

Paolo Bordini ha detto...

Mi corre l'obbligo di riportare la descrizione delle procedure della cosidetta "mano morta" a bordo dei primi omnibus a cavalli e poi proseguita nel novecento sugli omnibus a trazione elettrica, i primi tram, fino a tempi relativamente recenti come testimoniato da Petrolini e D'Annunzio.
L' avvento degli omnibus, letteralmente trasporto "per tutti", in antitesi alle carrozze padronali che erano solo per pochi privilegiati, era un occasione troppo ghiotta per il popolino di Roma che si poteva abbandonare al palpeggio, chiamato in gergo la "mano morta" , mano che andava a posarsi nei momenti di grande affollamento nei punti piu' "caldi" di femmine giovani e belle. Alcune non volevano, e ne nascevano vivaci battibecchi, ma in ultima analisi non potevano essere sicure che ci fosse intenzionalita' visto l'affollamento; molte subivano, alcune collaboravano, senza darlo troppo a vedere, ma facendo talvolta nascere situazioni da teatrino delle marionette fra il comico e lo scabroso. La mano "morta" doveva restare ferma o quasi, per non dare adito a malizia, al massimo poteva muoversi in sintonia con frenate o altri sussulti del mezzo. Questo era l' esercizio della mano morta a bordo dei mezzi pubblici, durato fino a tempi quasi recenti. Da non confondersi con la mano morta ecclesiastica che era un' altra cosa.

 
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