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14 maggio 2010

Potenti corrotti? Certo, ma (almeno, ieri) attenti a coprirsi

L'esercizio del potere ha sempre visto il proliferare dei reati di corruzione e concussione. La corruzione è l' offerta di denaro o altri beni a un potente per indurlo a compiere favori illeciti. La concussione è la richiesta da parte del potente di una prebenda per favorire qualcuno, ma talvolta anche per far "camminare" una pratica perfettamente legale, che altrimenti resterebbe fraudolentemente bloccata.
Il Belli usava per questo fenomeno criminoso il termine popolare romanesco "strozzo": prezzo di corruttela o prevaricazione, come si legge in una nota al sonetto "La scala de li strozzi", che ironizza sul modello comportamentale dei corruttori dell'epoca: la Roma dei Papi. Anche Dante, nell'Inferno, si occupava di questa categoria, chiamando "barattieri" i pubblici amministratori sensibili al fascino del denaro sporco.
Ma veniamo ai giorni nostri, con la cronaca che sta scoperchiando un vaso di Pandora, con inchieste e sospetti sui potenti di tutte le razze: dai politici ai membri di Governo, pubblica amministrazione e giornalisti, che senza molte cautele sembra abbiano ceduto alla suggestione di questo antichissimo e fraudolento sistema di fare soldi. E' vero che il modo di fare gli "strozzi" si è aggiornato con il passare dei tempi, ma non sempre in termini migliorativi.
Alla corte pontificia dei primi dell'800 si usavano cautele oggi sconosciute, come racconta il seguente sonetto.
Intanto, era assolutamente improponibile tentare di corrompere direttamente un "capoccione", cioè colui "che tiè in mano la penna ar Cardinale", e se qualche sprovveduto ci voleva provare - dice il Belli - "c'è d'abbuscasse un carcio a li cojoni", cioè c'è da rimetterci le penne.
Oggi i potenti sono molto più disinvolti, e sembra siano propensi a trattare lo "strozzo" direttamente, con poca o nessuna cautela, rischiando però di abbuscare loro stessi un "carcio a li cojoni", magari dal magistrato di turno. Tornando ai tempi del Belli, "Qua pe sti giri ce so le su scale, come da le suffitte a li portoni", insomma c'è una rigorosa trafila di persone da corrompere. S'intende che il "suggetto prencipale", cioè il Capo, rispetta un preciso codice che gli vieta assolutamente di trattare il prezzo della corruttela. Il corruttore doveva partire dal basso, dal segretario del segretario del segretario: "e la strozzata s'ha da spigne all'inzù de mano in mano".
Così, il potente dell'epoca si teneva perfettamente al riparo da ogni mala lingua, perchè con tanti passamani, tutti di estrema e collaudata fiducia, poteva sempre dire che nulla sapeva e non aveva avuto niente. Al massimo, se la tresca veniva scoperta, qualche straccio, qualche pesce piccolo, andava per aria, o veniva trasferito ad altro convento, come era l'uso.
Un tempo si parlava di "zecchini e dobboloni" [dobloni, NdR], accettando volentieri il concetto dell' imperatore Vespasiano che soleva dire "pecunia non olet", il denaro non puzza. Già, purchè segua la "scala degli strozzi". Oggi, forse perchè l' odore del denaro da fastidio ai nostri potenti, si preferisce accettare valori di diverso genere, prodotti finiti, al riparo dal rischio di svalutazione e sopratutto legati all'edilizia, di immediata fruizione, ma anche di facilissima tracciabilità. Sono obsoleti i tempi dei rotoli di banconote nascosti e trasportati nelle mutande dei galoppini di turno, trucco troppo nauseabondo e rischioso. Il malloppo potrebbe puzzare e andare perso, e poi chi si fida più dei mezzani di oggi, autisti, portaborse, comprese le fidanzate di turno, facili voltagabbana se qualche cosa va storto? E' vero che oggi le fidanzate, mogli e sorelle della mala stanno assumendo ruoli sempre più importanti nella gestione delle cosche. Ma la cronaca degli ultimi anni ha mostrato la inaffidabilità delle fidanzate pro-tempore dei potenti, moderna trasposizione delle "etére", leggiadre fanciulle che si dedicavano a sollazzare i sensi dei Saggi dell' Antica Grecia.
Dunque? I potenti corrotti di oggi, che ricevono regali molto più puzzolenti del denaro, si espongono al già citato "carcio a li cojoni" e al pubblico ludibrio, anche attraverso la gogna di impietosi mass-media. E' la giusta punizione, in attesa di quella dei giudici.
E a proposito di punizioni, Dante poneva all' Inferno canto XXI, cerchio ottavo dei fraudolenti, bolgia quinta, i barattieri, cioè i corrotti e corruttori, immersi nella pece bollente e arpionati e scuoiati dai diavoli capeggiati da Malebranche.
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LA SCALA DE LI STROZZI
Caro lei, va a ttentà li capoccioni,
e ffiotta poi si jj’arïessce male?!
Cqua ppe sti ggiri sce sò le su scale
come da le suffitte a li portoni.
Offerenno zecchini e ddobboloni
addrittura ar zoggetto prencipale
che ttiè in mano la penna ar Cardinale,
c’è dd’abbuscasse un carcio a li cojjoni.
Er Zegretàr-de-Stato ha er zù mezzano:
questo ha er zuo: l’antro un antro; e la strozzata
s’ha da spiggne a l’inzú dde mano in mano.
Er piú ggrosso, se sa, nnaturarmente
se vò ssempre tené a la riparata
de poté ddí cche nnun ha avuto ggnente.
26 aprile 1834
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Versione. La scala della corruttela. Caro signore, lei prova a corrompere i potenti e si lamenta se non ci riesce? Qua per questi intrighi ci sono le opportune scale, come dalle soffitte ai portoni. Offrendo zecchini e dobloni addirittura al soggetto principale che tiene in mano la penna del Cardinale c'è da ricevere un violento e netto diniego. Il Segretario di Stato ha il suo mezzano, questo ha il suo: l'altro ne ha un altro; e la corruttela deve spingersi in sù, di mano in mano. Il potente, si sa, naturalmente si vuole sempre tenere al sicuro, in modo da poter dire che non ha avuto niente.
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IMMAGINI. 1. L'obolo di S.Pietro. Vignetta satirica creata per l'occasione, con un monsignore segretario e un cardinale dei tempi del Belli che commentano l'ennesima fonte di reddito disonesto caduta come manna dal Cielo (disegno di N.Valerio). 2. Un prete di Botero. L'ombrellino è perfetto per il sonetto del Belli: come si cautelano (anzi, cautelavano) i segretari dei segretari dei segretari, in tonaca nera o in doppiopetto grigio, pur di coprire il Capo dalla responsabilità della corruzione!

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